Cerchiamo di spiegare in modo semplificato due termini molto importanti e strettamente correlati tra loro, “Rifiuto” e “codice CER”. Qual è la definizione di rifiuto? Definizione giuridica: “Si definisce rifiuto qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'Allegato A (alla Parte Quarta del D.Lgs. 152/06) e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi”. La questione sembra molto complessa, ed è proprio così, quindi cerchiamo non tanto di sviscerare fino in fondo il tema dei rifiuti (definizione, legislazione, storia giuridica italiana ecc.) ma cerchiamo di capire per sommi capi quale approccio adottare per gestire un rifiuto. Assumiamo innanzitutto di considerare un rifiuto un qualsiasi prodotto di scarto di un processo di lavorazione artigianale, industriale o commerciale o qualsiasi articolo di consumo che ha completato il suo ciclo di vita e che non viene più utilizzato; per comprendere quanto sia vasto il termine rifiuto basti pensare che sono considerati rifiuti sia gli scarti radioattivi di un’industria farmaceutica che produce radio-farmaci che un intero scaffale di bottiglie di Coca Cola che sono scadute in un magazzino per l’ingrosso. Questo non vuol dire che queste due tipologie di rifiuto sono uguali, che riceveranno lo stesso trattamento o che sono soggetti agli stessi costi di smaltimento, ma vuol dire che entrambi andranno comunque valutati, etichettati con un codice CER e quindi smaltiti nel modo corretto e comunque nel rispetto dell’ambiente. Ma cos’è un codice CER? È il codice del Catalogo Europeo dei Rifiuti: si tratta di una codifica stabilita dalla Direttiva europea 75/442/CEE di tipo numerico costituita da 3 coppie di numeri per un totale di 6 cifre, con la presenza di un asterisco finale nel caso in cui il rifiuto risulti PERICOLOSO. Esso serve per definire la tipologia di rifiuto sulla base del processo produttivo che lo ha generato, ad esempio il codice CER 16 01 13* indica i “liquidi per freni” ed è un codice di un rifiuto pericoloso per la presenza dell’asterisco, mentre il codice CER 01 04 09 indica “scarti di sabbia e argilla” ed è non pericoloso. Esistono due macrocategorie di codici CER:
- Codici CER assoluti – Se il codice è pericoloso vanno individuate le specifiche caratteristiche di pericolo H.
- Codici CER a specchio (Es. 18 01 08 * medicinali citotossici e citostaticini - 18 01 09 medicinali diversi da quelli di cui alla voce18 01 08) – In questo caso vi sono due codici che indicano lo stesso tipo di rifiuto poiché proveniente dal medesimo processo produttivo, ma uno è pericoloso e l’altro è non pericoloso, quindi l’analisi è fondamentale per capire se le sostanze chimiche che conferiscono per loro natura pericolosità al rifiuto sono davvero presenti in concentrazione superiore alla soglia di pericolosità oppure no.
Secondo la normativa, il compito di attribuire il codice CER ad un rifiuto spetta al produttore stesso del rifiuto e non può essere attribuito da soggetti terzi. L’attribuzione di questo codice deve essere eseguita in maniera ponderata, tenendo conto di tutte le fasi del processo che lo ha originato e consultando accuratamente la lista di tutti i possibili codici CER attribuibili. Allora non serve eseguire alcuna analisi sui rifiuti da smaltire! Giusto? No, non è così, le analisi chimiche sui rifiuti sono molto importanti perché hanno una duplice valenza: la prima è che gli smaltitori autorizzati di rifiuti esigono il certificato di analisi nel momento in cui vengono incaricati di smaltire un qualsiasi rifiuto, allo scopo di conoscere la natura e le caratteristiche di pericolo del rifiuto che andranno a prendere in carico per lo smaltimento. La seconda valenza dell’analisi chimica su un campione di rifiuto è quella di fornire informazioni più dettagliate sulla natura chimico-fisica del rifiuto al produttore del rifiuto stesso, in modo egli che possa poi attribuire con maggior consapevolezza il codice CER appropriato, senza incorrere in errori di valutazione per mancanza di informazioni. Sul certificato di analisi si può quindi visionare la lista delle classi o classi di pericolo del rifiuto analizzato, indicate con la sigla HP ed un numero che va da a 1 a 15. L’attribuzione di una classe di pericoloso da parte del Laboratorio di analisi, scatta nel momento in cui la concentrazione di una serie di sostanze chimiche rilevate nel campione analizzato supera la soglia stabilita come pericolosa dal Regolamento 1272/2008, noto come CLP. Naturalmente ogni rifiuto può contenere nessuna, una o più di una di queste classi di pericolo e questa attribuzione è il frutto dei risultati della analisi chimiche e della competenza normativa e tecnica da parte del Laboratorio che esegue le analisi e redige il certificato.
Di seguito la lista delle classi HP:
SIGLA |
CARATTERISTICA DI PERICOLO |
HP 1 | ESPLOSIVO |
HP 2 | COMBURENTE |
HP 3 | INFIAMMABILE |
HP 4 | IRRITANTE / IRRITAZIONE CUTANEA E LESIONI OCULARI |
HP 5 | TOSSICITÀ SPECIFICA PER ORGANI BERSAGLIO (STOT) E TOSSICITÀ IN CASO DI ASPIRAZIONE |
HP 6 | TOSSICITÀ ACUTA |
HP 7 | CANCEROGENO |
HP 8 | CORROSIVO |
HP 9 | INFETTIVO |
HP 10 | TOSSICO PER LA RIPRODUZIONE |
HP 11 | MUTAGENO |
HP 12 | LIBERAZIONE DI GAS A TOSSICITÀ ACUTA |
HP 13 | SENSIBILIZZANTE |
HP 14 | ECOTOSSICO |
HP 15 | TOSSICITÀ ACUTA |
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